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Trend del Terzo Settore

Il dilemma del dono: Murdoch e Messner

Il Corriere della Sera mi aiuta oggi in due pagine successive, a tenere vivi (sembrerà un gioco di parole) temi del tutto particolari e a me cari: quello del dono e della successione.

Due storie di personaggi famosi per motivi diversi e ora accomunati dalle medesime problematiche (oltre che dalle iniziali dei loro nomi e cognomi): da una parte Rupert Murdoch, magnate dei media, che ha creato un trust apparentemente irrevocabile, per tentare però di modificarlo anni dopo; dall’altra Reinhold Messner, leggendario alpinista, che rimpiange oggi le donazioni già fatte in vita ai suoi figli.

Murdoch: l’uomo dei trust “irrevocabili”

Rupert Murdoch, non nuovo a matrimoni e trust, ha recentemente tentato di modificare un trust che aveva istituito per garantire la successione nelle sue aziende. Il trust era destinato a trasferire il controllo ai suoi quattro figli maggiori solo dopo la sua morte. Tuttavia, Murdoch ha cercato di garantire che solo il figlio maggiore, Lachlan, mantenesse il potere decisionale, scatenando inevitabilmente le ire dei fratelli.

La vicenda, che coinvolge tribunali e battaglie legali, mette in luce quanto possa essere complicato determinare la destinazione del patrimonio senza influenzare il suo utilizzo.

Molto spesso, parlando con potenziali donatori che si stanno avvicinando all’opportunità di destinare parte del loro patrimonio a sostegno di cause e di organizzazioni nonprofit, non riescono a staccarsi completamente dall’idea di poter in qualche modo continuare a gestire questo patrimonio, pure post mortem.

È un’idea tanto “umana” quanto lontana sia dalla realtà che dall’opportunità.

In questo gesto ci sta molto del tema dell’affidarsi: così come posso credere nei valori e nelle capacità che ho trasmesso ai miei figli, tali da renderli capaci di gestire (o di sbagliare) un patrimonio ora finalmente loro, così devo individuare una organizzazione che incarni i miei valori e le mie passioni, in modo che possa beneficare del mio patrimonio, gestendolo al meglio per il raggiungimento degli obiettivi che io ho condiviso con loro per anni ( e che si presume loro perseguano in futuro)

Messner: il pentimento delle donazioni in vita

Reinhold Messner, invece, ha recentemente confessato che uno dei suoi più grandi errori è stato lasciare la maggior parte del suo patrimonio ai figli prima della sua morte.

La sua esperienza negativa con le donazioni in vita ha portato l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace a sottolineare i rischi di tale pratica. Donare tutto ai figli troppo presto può portare a rapporti tesi e mancanza di assistenza da parte di questi ultimi.

Il significato profondo del dono

Entrambe le storie fanno riflettere sul significato del dono.

Il dono dovrebbe essere un atto di generosità disinteressata, un modo per lasciare un’impronta positiva nel mondo. Come ha scritto il filosofo Henri Bergson, “Dare significa donare una parte di sé stessi” e “La generosità è la forma più alta di coraggio”.

Tuttavia, nelle vicende di Murdoch e Messner, il dono sembra perdere questo valore profondo, diventando piuttosto una fonte di conflitti e di tensioni.

Il dono, quando fatto con spirito altruistico, ha un valore morale che va oltre il semplice trasferimento di beni. Rappresenta un legame tra il donatore e il donatario, un atto che può rafforzare i rapporti familiari e comunitari.

Ma quando il dono è motivato da obblighi legali o aspettative sociali, può facilmente trasformarsi in una fonte di discordia.

Nonostante le complessità e i conflitti che possono sorgere, fare testamento resta una pratica fondamentale. Non è una fonte di divisione, ma uno strumento che, se redatto con rigore e gli opportuni formalismi, può aiutare a mettere ordine nelle situazioni familiari. Certo, non può eliminare completamente le dispute se le dinamiche familiari sono già conflittuali, ma rappresenta comunque un modo per chiarire le volontà del testatore.

Fa specie che l’avvocato Bernardini de Pace suggerisca con una certa ironia che la scelta migliore per evitare conflitti sia non dare niente a nessuno e godersi la vita fino in fondo, spendendo tutto in alberghi di lusso. Sebbene questo consiglio possa sembrare pragmatico e addirittura liberatorio, merita a mio avviso una pacata critica.

I patrimoni, grandi o piccoli che siano, rappresentano un’opportunità unica per fare del bene. Investire in cause sociali, sostenere organizzazioni non profit, finanziare progetti di ricerca o educativi può avere un impatto duraturo e positivo sulla società.

Donare parte del proprio patrimonio a cause benefiche non solo onora il valore morale del dono, ma lascia un’eredità che va oltre il semplice valore materiale.

Mi preme ricordare alla Bernardini De Pace il paradosso di Easterlin. Il paradosso di Easterlin (Easterlin Paradox) o paradosso della felicità è una nozione introdotta nel 1974 da Richard Easterlin, professore di economia all’Università della California meridionale e membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze, il quale, ricercando le ragioni per la  diffusione della crescita economica, concluse che nel corso della vita la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza.

Secondo Easterlin, il paradosso consiste nel fatto che, quando aumenta il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità umana aumenta fino a un certo punto, ma poi comincia a diminuire, seguendo una curva a forma di parabola verso il basso.

Il paradosso di Easterlin ha contribuito ad ampliare il dibattito sul collegamento tra ricchezza e felicità e resta ancora oggi una chiara indicazione di come sarebbe più utile ed opportuno, per gli altri e per sé, orientarsi a donare piuttosto che a spendere (anche in alberghi di lusso).

Come affermava Winston Churchill, “Non ci si arricchisce mai veramente senza arricchire gli altri”. La generosità, intesa come volontà di contribuire al bene comune, è un valore che può trasformare il dono in un gesto di immensa portata. Invece di spendere tutto in alberghi di lusso, i nostri patrimoni potrebbero essere utilizzati per creare borse di studio, finanziare la costruzione di ospedali, sostenere la ricerca scientifica o promuovere l’arte e la cultura.

Donare quindi è un atto che va oltre la semplice trasmissione di beni.

È un gesto che riflette i valori del donatore e ha il potenziale di migliorare il mondo.

Fare testamento, pur con tutte le sue complessità, resta un passaggio fondamentale per garantire che le proprie volontà siano rispettate.

E, se proprio volete fare una donazione, fatelo con equità e pensiero al futuro, magari investendo in cause che vi stanno a cuore.

Così, il vostro patrimonio non solo sarà gestito secondo le vostre volontà, ma avrà anche un impatto positivo e duraturo sulla società.