In questi ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale (IA) ha iniziato a permeare ogni ambito del digitale. Anche il nonprofit e il fundraising non possono ignorare questa trasformazione.
Le soluzioni basate sull’IA stanno già rivoluzionando le attività di raccolta fondi, il rapporto con i donatori, la gestione delle campagne e l’organizzazione interna delle organizzazioni nonprofit (onp). Ad esempio tramite:
Personalizzazione su larga scala: i modelli di linguaggio come GPT-4, Llama, Claude, Mistral consentono di creare email di raccolta fondi fortemente personalizzate.
Generazione di contenuti visivi e audio: per le campagne di sensibilizzazione e storytelling, strumenti come Midjourney e Runway permettono di realizzare immagini o brevi video emozionali in modo rapido e a costi contenuti.
Sistemi “multi-agente”: un’organizzazione non profit può avere un “agente” ìAI dedicato all’analisi dei dati sui donatori e un altro focalizzato sul copywriting delle newsletter. La coordinazione di questi agenti può snellire l’intero ciclo di campagna (dalla pianificazione alla reportistica).
.Per il fundraising, tutto questo si traduce in maggiore efficienza e maggiore efficacia nel raggiungere i donatori, raccontare storie di impatto e comunicare l’urgenza o l’importanza delle cause da sostenere.
Tabella dei Contenuti
La vera rivoluzione: avere una mentalità aperta all’intelligenza artificiale
L’adozione dell’IA non è solo una questione di strumenti tecnologici ma di mentalità. Significa iniziare a pensare che il modo di fare fundraising si sta evolvendo, passando:
Da un approccio “manuale” (tante email inviate a liste generiche)
A un approccio iperspecializzatome basato sul dialogo su misura(l’IA individua i donatori con un alto potenziale, ne comprende la capacità e la propensione a donare, e suggerisce il messaggio più adatto).
Come un pallavolista che si ritrova a giocare a pallanuoto, il fundraiser di oggi deve imparare a “nuotare” in un nuovo contesto: serve sviluppare la capacità di integrare costantemente nuove soluzioni di intelligenza artificiale (es. chatbot di assistenza, strumenti di analisi predittiva) e abbandonare strategie che magari erano vincenti fino a pochi anni fa, ma che ora rischiano di risultare datate.
Le organizzazioni nonprofit che saranno fondate sull’intelligenza artificiale avranno un vantaggio competitivo
Nel mondo for profit, osserviamo la nascita di aziende “IA-native”, concepite sin dall’inizio per sfruttare al massimo l’Intelligenza Artificiale. Allo stesso modo, vedremo sempre più ONP IA-native: organizzazioni senza scopo di lucro che fin dalla fondazione usano l’IA per:

Automazione dei processi: dalle ricevute di donazione alle thank you letter, dalle campagne di acquisizione ai follow-up, tramite una sempre maggiore automatizzazione della gestione dei donatori, segmentazione su misura i messaggi, sperimentazione rapida tramite nuovi canali. In pratica maggiore agilità e innovazione.

Analisi e decisioni: usare tool predittivi per individuare chi è più incline a passare da donatore one-off a donatore regolare, capire quali aree geografiche possono offrire maggiori contributi, ecc.

Nuovi ruoli: le persone in organizzazione non faranno più solo “fundraising manuale”, ma gestiranno team di agenti IA, orchestrando la strategia complessiva.
Le grandi organizzazioni nonprofit che non si evolveranno rapidamente, adottando un modello IA-driven, rischieranno di subire la concorrenza di piccole e nuove realtà più reattive, capaci di parlare ai donatori con un grado di personalizzazione e immediatezza mai visti.
Adattarsi all’informazione fluida dei donatori
L’era dell’“Internet liquida” mette in discussione la visibilità online su cui molte ONP hanno fatto affidamento (es. la “solita” SEO, la “solita” presenza su Google).
I donatori si informano in modo sempre più fluido: cercano sui motori, guardano storie su Instagram, sfogliano Reels di beneficenza su TikTok, chiedono alle ChatGPT-based app consigli su quali cause sostenere. Per emergere:
È necessario trasformarsi in media company: produrre contenuti di valore (video, podcast, blog, post social), costruire una community affezionata che diventi la prima fanbase.
Presidiare i luoghi di “ispirazione e informazione”: partnership con influencer, testate giornalistiche, portali verticali. Se Google (o un chatbot) risponde con una “posizione zero” a chi cerca “le 5 migliori ONP per l’emergenza climatica”, dovremmo far parte di quelle 5.
Le organizzazioni nonprofit che ragionano “in modo liquido” non si limitano a pubblicare un bel sito, ma cercano di essere presenti ovunque si formi l’opinione del donatore.
I dispositivi con intelligenza artificiale integrata saranno nuovi canali
Le interfacce IA stanno diventando pervasive:

• Smartwatch che fanno notifica quando c’è un’emergenza umanitaria e propongono una donazione rapida via tap.

• Smart speaker che consentono di donare con un semplice comando vocale (“Ehi Alexa, voglio donare 10 euro alla Croce Verde”).

• Auricolari intelligenti che suggeriscono cause da sostenere mentre ci muoviamo in città (“Hai due minuti? Sostieni il rifugio per animali in centro!”).
Questi nuovi canali “frammentati” complicano le modalità comunicative verso il donatore ma offrono anche infinite opportunità di contatto. Con una corretta strategia, l’organizzazione nonprofit può farsi trovare pronta su ogni dispositivo.
Google cambierà faccia e le organizzazioni nonprofit dovranno adattarsi velocemente
Google sta introducendo (e continuerà a farlo) funzionalità di intelligenza artificiale come le “IA Overviews”. Per una ONP che fa fundraising, conta sempre meno il posizionamento “classico” e sempre più la presenza qualificata nei risultati di ricerca “espansi”.

L’intento “risolutivo” nelle ricerche
Il potenziale donatore non cerca più solo “informazioni” o “approfondimenti” (intent informativo), ma vuole risolvere: “Voglio fare del bene contro la fame nel mondo, a chi dono?”. E lIA risponde con la “soluzione”: “Dona qui, ecco il link, ecco l’associazione che fa al caso tuo”.
Se la nostra organizzazione non sarà presente in quel “pacchetto di soluzioni” (generato da un LLM, un chatbot, un nuovo tipo di SERP ibrido), rischiamo di essere esclusi.
Come sta cambiando e cambierà la ricerca su Google
La SEO come “rankare su Google” si trasforma:

Brand Building: costruire autorevolezza in rete, su testate terze, su forum e social. Se l’AI deve “pescare” fonti autorevoli su un certo tema (solidarietà, emergenze umanitarie, assistenza anziani, animali), l’organizzazione nonprofit deve diventare una fonte riconosciuta.

Lavorare sulle “entities”: Far capire ai motori (e ai chatbot) che “Noi” siamo l’organizzazione che si occupa di quella particolare tematica in modo unico e legittimo.

Contenuti pertinenti: pubblicare storie, testimonianze, FAQ e guide estremamente dettagliate. L’intelligenza artificiale ama le basi di conoscenza estese e ben organizzate.

Moltiplicare le risorse: video, podcast, infografiche, articoli: tutto ciò che può coprire ricerche ispirazionali e ricerche d’azione (es. “come posso sostenere X?”).
E prepariamoci a un calo di alcune metriche di traffico “superficiale”, compensato da un aumento di traffico “già qualificato” e da tassi di conversione migliori.
Andare oltre le solite metriche
Nel nonprofit, ogni donatore ha un ciclo di vita, un valore potenziale, una storia che lo lega all’organizzazione. Con l’evoluzione degli analytics e l’uso dell’IA, possiamo:
Unificare i dati su più canali (web, social, eventi, call center, direct mail).
Modellare e “predire” chi donerà di più, con quale frequenza e su quali cause.
Individuare i percorsi tipici (il cosiddetto messy middle) con cui i donatori prendono la decisione: forum, passaparola, ricerche su Google, landing page, chatbot, ecc.
GA4 e i sistemi server-side sono utili, ma da soli non bastano. Serve un piano di data strategy: unificare i dati di CRM (contributi, tipologie di donazione, retargeting), i dati di fidelizzazione, i dati di marketing, per poi lavorarli con strumenti di IA. Solo così sarà possibile capire, con un ragionevole grado di affidabilità, l’impatto effettivo di ogni iniziativa di fundraising.
La pubblicità del futuro
Le piattaforme pubblicitarie (Google Ads, Meta Ads, LinkedIn Ads) diventano sempre più “smart” e controllate dall’AI. Non bisogna temere l’automazione, bensì integrarla con i propri sistemi interni di gestione donatori:
Value-based bidding: Puntare sulle conversioni di reale valore (donazioni effettive, upgrade di importo, conversioni offline).
Segmentazione e automazione: Dati di CRM → pubblici personalizzati (es. ex-donatori, potenziali major donors, monthly givers). LIA può ottimizzare il budget e i messaggi in real time.
Misurazione dell’impatto: Con meno cookie e più modelli predittivi, l’integrazione di first-party data (es. provenienti dal nostro gestionale di fundraising) diventa cruciale per capire il ROI e informare l’IA che gestisce gli annunci.
La sfida principale è passare da campagne frammentarie (che guardano solo ai clic) a un funnel coerente, in cui l’IA e il team marketing collaborano su ogni step.
Social Media e IA
Le interfacce IA stanno diventando pervasive:

• Meta (Facebook, Instagram): continua a essere, per tante organizzazioni, la principale fonte di raccolta fondi dal digital. L’IA si fa sentire nelle funzionalità di segmentazione e nelle campagne “Advantage+”, sempre più automatizzate.

• TikTok: la piattaforma nativa dell’IA, con i suoi algoritmi di raccomandazione potentissimi. Se introdurrà in modo maturo il live streaming donation e lo shopping in-app di cause sociali, potremmo vedere un salto significativo nelle raccolte “social-first”.

• LinkedIn: resta un ambiente strategico per chi cerca partnership con aziende e grandi donatori business. L’IA favorisce la creazione di contenuti B2B e la profilazione.

• X (ex Twitter): scenario incerto, ma potremmo vedere chatbot integrati e funzionalità di donazione in tempo reale
Sui social, come sempre, restiamo schiavi (o alleati) degli algoritmi, ma con l’IA potremmo ottenere una maggiore personalizzazione e uno storytelling mirato, specialmente con contenuti video/emozionali.
Integrare, integrare, integrare con l’intelligenza artificiale
Le organizzazioni spesso si trovano a dover “mettere insieme” diversi pezzi tecnologici: landing di donazione, CRM, e-mail marketing, gestione eventi, ecc. Con la crescita di tool basati su IA, diventa più semplice:
Chatbot “drag-and-drop”: inserisci un widget di IA sul tuo sito per assistere i donatori H24, rispondere a domande, raccogliere direttamente donazioni.
Generazione di codice automatizzato: Se serve una landing personalizzata, l’IA (es. GitHub Copilot, Replit, Claude) può generare le basi del codice senza un programmatore “smanettone” che parta da zero.
Integrazioni con piattaforme di pagamento: sempre più interfacce “no code” permettono di collegare PayPal, Stripe, Satispay (o il sistema preferito) al CRM, con l’IA che gestisce i check e riduce gli errori.
Il ruolo del responsabile IT nelle organizzazioni nonprofit cambia: non più solo programmatore, ma “orchestratore” di servizi esterni, pronto a scegliere se sviluppare in-house, o integrare soluzioni di IA come servizio (SaaS).
Prospettive per un fundraising coadiuvato dall’intelligenza artificiale
Siamo solo all’inizio. L’IA nel Nonprofit e nel fundraising non è più un concetto futuristico: è qui e ora. Ecco alcuni punti chiave per chi lavora nella raccolta fondi:

Migliorare l’esperienza del donatore: personalizzazione e automazione non significano freddezza, la cura del donatore può anzi crescere, avendo più tempo (e dati) a disposizione.

Integrare l’IA in tutti i processi: dalla segmentazione dei donatori, al copy delle campagne, al calcolo del valore del donatore lungo il tempo.

Formare il team e sperimentare: la mentalità “IA-first” richiede persone curiose, capaci di imparare dall’errore, a loro agio con strumenti in continua evoluzione.

Partire dai dati di prima parte: il CRM di una organizzazione P è una miniera di informazioni; l’IA rende più utili queste informazioni per prendere decisioni migliori.
Che si tratti di automatizzare la gestione dei donatori, creare campagne emozionali con immagini generate dall’AI, o costruire chatbot per micro-donazioni istantanee, il fundraising del futuro è già tra noi. Chi avrà il coraggio di adottare queste tecnologie adesso sarà in grado di trasformare l’esperienza di donazione, trovandosi un passo avanti nel cuore dei sostenitori.
Link e risorse utili citati nel testo (in ottica fundraising e IA)
Midjourney (generazioni immagini) ↗
Runway (generazione video) ↗
Google Ads e Meta Ads ↗
Replit ↗
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