Il fundraising ratio: questa piccola percentuale sembra avere il potere di decretare il successo o il fallimento di un’organizzazione nonprofit.
Si tratta del rapporto tra i costi sostenuti per raccogliere fondi e le donazioni raccolte. Più la percentuale è bassa, più l’organizzazione appare efficiente. Ma la realtà è molto più complessa.
Il fundraising ratio è un indicatore facile da calcolare, facile da comunicare e, per molti, facile da giudicare. Ma attenzione: giudicare un’organizzazione solo da questa percentuale rischia di essere non solo fuorviante, ma addirittura dannoso. È come valutare un’auto solo dal consumo di carburante senza considerare sicurezza, comfort o prestazioni.
Tabella dei Contenuti
Cosa dice (e non dice) il fundraising ratio
Un fundraising ratio basso suggerisce che l’organizzazione spende poco per raccogliere fondi rispetto a quanto raccoglie. Se un’organizzazione ha un fundraising ratio del 15%, significa che per ogni euro raccolto, ha speso 15 centesimi per raccoglierlo. Fantastico, no?
Non proprio. Questa metrica racconta solo una parte della storia.
Perché un fundraising ratio alto non è sempre un problema
● Investimenti nel futuro: Se un’organizzazione investe molto per acquisire nuovi donatori oggi, i costi iniziali saranno alti. Ma quei donatori continueranno a sostenere l’organizzazione per anni, facendo calare il fundraising ratio nel tempo.
Esempio: Una piccola nonprofit lancia una campagna di mailing per acquisire nuovi donatori. Spende 10.000 euro e raccoglie solo 5.000 euro. Ratio pessimo! Ma se quei donatori daranno 100 euro ogni anno per 10 anni, l’investimento iniziale avrà generato 50.000 euro.
● Cause difficili: Alcune cause sono impopolari o complesse da spiegare. Raccogliere fondi per una scuola per bambini disabili è più facile che raccogliere fondi per ex tossicodipendenti o per programmi di reinserimento delle ragazze madri.
Esempio: Un’organizzazione che aiuta vittime di dipendenze deve contattare migliaia di persone prima di trovare qualcuno disposto a donare. I costi salgono, il fundraising ratio si alza. Ma l’impatto del lavoro è enorme.
● Metodi di raccolta fondi: Gli eventi costano di più rispetto a una semplice campagna email. Ma gli eventi costruiscono relazioni, coinvolgono la comunità e spesso portano donazioni più consistenti nel lungo periodo.
Esempio: Un evento di gala costa 20.000 euro e raccoglie 30.000 euro. Il fundraising ratio è del 67%, apparentemente pessimo. Ma molti partecipanti diventano donatori ricorrenti o grandi donatori nel tempo.
Cosa influenza il fundraising ratio?
Il fundraising ratio non è una fotografia statica. È influenzato da una miriade di fattori, spesso fuori dal controllo dell’organizzazione:
Le startup nonprofit hanno costi di acquisizione più alti perché devono costruire da zero la loro base di donatori.
Esempio: Un’organizzazione nata da un anno avrà fundraising ratio più alti rispetto a una con 20 anni di storia e una solida rete di donatori fedeli.
Alcune cause sono più vendibili di altre.
Un ospedale pediatrico avrà costi di raccolta fondi più bassi rispetto a un’organizzazione che si occupa di malattie rare o di diritti umani.
Le campagne online sono meno costose di un evento di gala.
Il telemarketing è costoso ma può portare risultati significativi.
Acquisire grandi donatori è meno costoso rispetto a tanti piccoli donatori individuali.
Ma i grandi donatori sono più difficili da trovare e richiedono relazioni a lungo termine.
In tempi di crisi economica, raccogliere fondi è più difficile e costoso.
Investire in software di gestione dei donatori o in campagne digitali può far aumentare i costi iniziali, ma migliorare l’efficienza nel lungo periodo.
In alcuni paesi o settori, ci sono limiti ai metodi di raccolta fondi, rendendo tutto più costoso.
Esempio pratico
Immagina due organizzazioni:
Raccoglie fondi per un ospedale pediatrico
Utilizza campagne onlie ed eventi sponsorizzati
Ha un fundraising ratio del 15%
Raccoglie fondi per la riabilitazione di ex detenuti
Deve fare telemarketing e mailing massivi per trovare donatori
Ha un fundraising ratio del 40%
Qual è più efficiente?
Guardando solo il fundraising ratio, diresti A. Ma se guardiamo l’impatto sociale e le difficoltà della causa, capiamo che B sta facendo un lavoro straordinario.
Indicatori più utili del fundraising ratio
Se il fundraising ratio non basta, quali indicatori dovremmo usare per valutare davvero un’organizzazione nonprofit?
Misura quanti donatori continuano a sostenere l’organizzazione anno dopo anno.
La fedeltà è un segnale chiaro di fiducia e di buona gestione.
Quanto costa acquisire un nuovo donatore?
Se il CPA è alto ma i donatori restano fedeli per anni, è un buon investimento.
Quanto valore crea l’organizzazione con le donazioni ricevute? Questo è l’indicatore che davvero conta.
Esempio: Un’organizzazione spende 1.000 euro per costruire un pozzo che fornisce acqua pulita a un villaggio per 10 anni. Il fundraising ratio non racconta questa storia di impatto.
Misura il ritorno economico delle attività di raccolta fondi su un orizzonte di più anni.
Altri indicatori utili
Percentuale di fondi destinata direttamente alla mission.
Idealmente, dovrebbe essere sopra il 70%.
Necessarie per funzionare bene.
Un buon livello è sotto il 35%, ma attenzione a non tagliare troppo!
Quanti mesi di spese puoi coprire con le riserve?
Una buona nonprofit ha almeno 3-6 mesi di riserve.
Se un’organizzazione dipende troppo dai finanziamenti statali, rischia grosso in caso di tagli.
La realtà dietro l’efficienza
Molti anni fa partecipai a una conferenza sulle nonprofit più efficienti degli Stati Uniti. Una di queste vantava un fundraising ratio del 99%. Fantastico, no? Scoprii presto che spedivano vecchi libri e cioccolato scadente nei porti africani. Quei libri finivano bruciati per scaldarsi. Niente istruzione, niente sviluppo.
La vera efficienza si misura sull’impatto, non sulle percentuali. Fare davvero la differenza richiede investimenti in personale, infrastrutture e strategie a lungo termine.
Conclusione
Non lasciamoci ingannare dal mito dell’efficienza superficiale.
Come diceva Einstein: «Ogni cosa deve essere più semplice possibile, ma non semplicistica.»
Misuriamo il valore reale delle nonprofit, non solo le percentuali.
Puntiamo all’efficacia, non solo all’efficienza.
Perché un fundraising ratio perfetto senza impatto reale è solo una scatola vuota.
Il fundraising ratio è come una fotografia sfocata: semplice, ma imprecisa.
Giudicare l’efficienza di una nonprofit basandosi solo su questa metrica rischia di penalizzare chi investe per il futuro, chi affronta cause difficili e chi costruisce relazioni a lungo termine con i donatori.
Guardiamo oltre le percentuali. Valutiamo l’impatto, la trasparenza, l’efficacia delle attività svolte. Perché alla fine, una nonprofit non è “buona” se ha fundraising ratio bassi, ma se riesce a cambiare davvero il mondo.